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Riproduzioni

Aspetti della riproduzione – Il volume fattore importante

La passione per l’acquariofilia, il più delle volte, si completa con il tentativo di riprodurre i pesci.

In molte occasioni ci si accorge che nel nostro acquario ci siano dei movimenti “strani”, pesci tranquilli che si rincorrono in danze nuziali, la pancia delle femmine che si ingrossa a dismisura, coppie che si aggirano in un angolo dell’acquario senza lasciar avvicinare nessuno, strane bollicine in superficie, nidi di schiuma, buche, ecc.

Lascia pensare che qualcosa stia succedendo, magari si accoppiano o riusciremo a vedere qualche uovo col timore che saranno divorate dai coinquilini.

L’acquariofilo in questo caso o aspetta per vedere cosa succede oppure agisce con estremo tempismo a isolare la coppia con mezzi che non facciano avvicinare gli altri pesci o i genitori stessi (caso tipico delle sale parto) oppure prepara un vaschetta per spostare la coppia e lasciarli tranquillamente riprodurre. L’acquariofilo esperto che si cimenta nella riproduzione dei pesci, in realtà non aspetta che siano i pesci a fare il primo passo, ma, stimolano la riproduzione e cercano di ottenere una buona resa in termini di nascite.

Dalla mia esperienza su varie riproduzioni non ho potuto fare a meno di notare che:

  • In condizioni d’elevata mortalità non è facile dar da mangiare a pochi pesci perché nonostante i dosaggi di infusori, artemie, ecc. non eccessivi, non tutti verranno mangiati in poco tempo e tendono ad inquinare l’acqua;
  • I cambi frequenti anche se fatti con la massima attenzione possono comunque creare stress ai piccoli nascituri tanto che alcuni esperti acquariofili sconsigliano di non cambiare l’acqua per i primi 10-20 giorni al contrario di quanto si dica in giro;
  • Mantenere a lungo i pesci in una piccola vaschetta collegata ad un aeratore comporta una crescita “scomoda per i pesci” con rischi d’inquinamento dell’acqua molto elevati.
  • Il momento della riproduzione non è assai impegnativa quanto la costanza di controllare tutti i giorni e più volte al giorno per un periodo più o meno lungo.

Il principale problema è stato “il contenitore” dove far crescere i piccoli fino a fargli raggiungere la taglia giusta oltre ad ottenere un buon numero di pesci (anche se finiranno per essere regalati!).

IN NATURA

I pesci si riproducono durante i periodi delle piogge, questo vuol dire che la deposizione delle uova avviene in periodi di forte ricambio di acqua dunque riduzione delle sostanze inquinanti (diserbanti e pesticidi inclusi!!!)  e successivo aumento della vita (insetti, plancton, larve, protozoi ecc.)

Partendo da questa regola base bisognerebbe pensare agli allevatori di pesci che usano mettere la coppia dapprima in un ambiente che sia vicino alle esigenze dei pesci come l’acqua più acida per simulare il rimescolamento delle acque nere con le acque bianche tipiche del Rio delle amazzoni oppure a fare dei forti cambi con acque molto dolci se non prive di sali per simulare la stagione delle piogge dunque il successivo riempimento dei piccoli corsi d’acqua ecc.

Superata la fase della stimolazione e della deposizione non resta che aspettare che i piccoli pesci inizino la ricerca del cibo!

Bene in natura oramai, le piogge o gli allagamenti sono già sopraggiunti ed i piccoli pesci una volta riassorbito il sacco “vitellino” andranno alla ricerca del cibo oramai diffuso dappertutto dunque, non rimane che afferrare tutto quello che si muove.

Qui iniziano i problemi per l’acquariofilo: mangime finemente sminuzzato, vitamine, infusori, rotiferi, artemia salina e tanti cambi parziali perché, l’acqua anche se movimentata da un piccolo aeratore che libera l’ammoniaca volatile non è sufficiente a prevenire la formazione dei nitriti e dell’acido solfidrico dovuto alla putrefazione del cibo (avvicinatevi col naso alla vaschetta e sentirete!!!). Ovviamente in natura questo non succede è ovvio! Ecco perché i pesci scelgono il periodo dopo le grandi piogge!?!, maggiore spazio, aumento sconsiderato del cibo, maggiori rifugi ecc.

GLI ALLLEVATORI

Letteratura sugli allevamenti di pesci sia destinati al consumo umano che ornamentali parlano di isolare i riproduttori in un ambiente a sé (piccolo o grande) si pensi all’uso dei vasi da fiore, le vaschette, le cabine telefoniche!!!, i secchi, ecc.

Con le condizioni ideali alla stimolazione:

  • cambi frequenti,
  • abbassamento del pH,
  • aumento della temperatura,
  • aumento dei nutrienti ecc.

Una volta deposte le uova si passa al mantenimento dei piccoli:

    1. Aggiunta di antimicrobici utili a non far deperire le uova
    2. attesa di riassorbimento del sacco vitellino
    3. trasferimento della nidiata in una vasca più grande
    4. Utilizzo di cibo adeguato ed equilibrato

Ecco i 4 importanti passaggi per non dover tentare di mantenere in vita solo 2-3 piccoli al posto di 100- 200 nascituri.

Fattore importante per ottenere una migliore crescita degli avannotti con una conseguente migliore resa in termini di numero e di accrescimento è l’ambiente considerevolmente più grande. Si pensi che i barbus titteya riprodotti da me svariate volte, in una vasca da 20 litri rispetto ad una di soli 5, raggiungono una taglia di 1 cm in circa 2 mesi rispetto ai 3 mesi della vasca piccola con una mortalità assai inferiore.

In un laghetto di 250 L ben stagionato la crescita è pressoché spaventosa, derivata da:

  • Migliore dispersione di cibo;
  • Apporto di una notevole quantità di cibo dall’esterno rispetto ad una vaschetta da 10 L!!!;
  • Rischio di inquinamento dell’acqua nullo o quasi;
  • Dieta più equilibrata, perché non è detto che gli avannotti mangino solo, naupli d’artemia ecc. la formazione di alghe la presenza di microworms aumentano la diversificazione delle sostanze assimilate.
  • I nascituri di Colisa lalia ed altre specie, con un meccanismo biologico di competizione, possono produrre delle sostanze ormonali che rallentano o annullano la crescita e lo sviluppo degli stessi “fratelli” dunque un ampio volume permette una maggiore diluizione di queste sostanze.
  • Ritornando al discorso del volume ci si può rendere conto che fare solo le operazioni sopraccitate richiederebbero dei cambi parziali di almeno 2 – 3 volte al giorno con probabilità di disperdere sostanze che non si possiedono in elevata quantità (l’artemia salina la si deve schiudere di giorno in giorno!!) senza considerare al costante impegno che bisogna dare ai pesci che deve essere giornaliero per periodi più o meno prolungati (2 – 3 mesi almeno).

Arrivanti a questo punto non resta che dar da mangiare ai piccoli con una dieta possibilmente più varia possibile senza limitarci ai singoli protonaupli d’artemia o agli infusori (questi ultimi non sempre facilmente reperibili di buona qualità).

Per esempio, molti allevatori seri usano l’Astaxantina, (quelli poco seri usano ormoni) carotenoide quasi simile alla vitamina E ma molto più efficace e del tutto naturale che aumenta lo sviluppo dei pesci e stimola le difese immunitarie.

Essendo difficile da trovare in commercio, la si può ricavare arricchendo gli alimenti che usiamo per dargli da mangiare infatti, questa sostanza è in parte presente in grandi quantità nelle alghe fotosintetiche o nei batteri o nei microrganismi che se ne nutrono quali artemia, dafnia ecc.

Favorendo dunque una dieta varia comprensiva anche di componente vegetale direttamente (piccola quantità di alghe in acquario) o indirettamente (arricchimento di artemia dafnia ecc) non facciamo altro che integrare l’alimentazione ed aumentare le probabilità di riuscita di una buona “nidiata” oltre ad ottenere pesci più sani  e resistenti alle “disgrazie”.

CONCLUSIONI

Riprodurre e far crescere dei pesci descritti come facili o difficili non è complicato, il trucco sta nel dare una corretta alimentazione e dargli un volume adeguato per l’accrescimento, pensiamo un po’ al perché sia considerata facile la riproduzione dei guppy; la riproduzione avviene generalmente in sala parto dunque con un volume d’acqua (considerato l’acquario) molto elevato e quasi sia privo di cambi parziali anche considerato il 20% del cambio in acquario cioè che interessa una massa d’acqua enorme rispetto alla sala parto.

Per mia esperienza posso affermare che un piccolo acquario da 20 litri possibilmente corredato da un filtro biologico efficiente e ben “stagionato” può essere il minimo indispensabile ad addentrarsi in un mondo affascinante e soprattutto soddisfacente purché siano rispettate le esigenze e che ci sia costanza.

Un acquario di almeno 20 L permette di minimizzare i cambi, mantenere un ambiente stabile e non richiede enormi sforzi se ben gestito.

In numerose occasioni mi sono reso conto che, avere un ambiente di riproduzione/allevamento “secondo natura” cioè simulando e seguendo i comportamenti e le esigenze reali e non quelle imposte da noi, minimizza la perdita di pesci e rende una enorme soddisfazione nel conoscere alcuni comportamenti ed abitudini tipici di alcuni pesci quali: la meticolosa tecnica di difesa del territorio, i cambi di comportamento, la cura della costruzione e della pulizia del nido, la difesa e la cura dei piccoli. Questi comportamenti possono essere contemplati sol con l’osservazione dell’intero ciclo vitale di questi splendidi esseri che dal punto di vista dell’evoluzione hanno un bel po’ da insegnarci essendo più “vecchi” e più diversi di noi!

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